Silicon Valley Bank: tutto quello che devi sapere

Mar 15, 2023

Negli ultimi giorni non si sta parlando d’altro che di Silicon Valley Bank (SVB), la banca specializzata nei finanziamenti delle start-up che in 48 ore è andata gambe all’aria.

Ma partiamo dall'inizio…

Siamo tra il 2020 e il 2021, nel bel mezzo della pandemia, quando le start-up stavano ricevendo valanghe di finanziamenti che non sapevano come investire.

Aspettando tempi migliori e che la situazione tornasse alla normalità, un buon "salvadanaio" per molte aziende è stato il conto della banca. 

E così è successo anche a SVB, che ha visto i suoi depositi aumentare a circa $ 130 miliardi in un solo anno.Con tassi ancora prossimi allo zero, la banca si è trovata i depositi pieni di liquidità su cui non doveva pagare alcun tipo di interesse ai depositari. Insomma, liquidità gratuita da poter sfruttare.

Le banche solitamente con la liquidità dei propri clienti possono:

  • Investire in obbligazioni, azioni ecc
  • Fare prestiti a famiglie e imprese, che, nel pieno della pandemia non venivano nemmeno richiesti 

La scelta sembra scontata e così SVB decide di investire questa valanga di liquidità.

È necessario affermare che in questa decisione non c’è stata alcuna operazione rischiosa, nessun investimento spregiudicato, ma solo una cattiva gestione del rischio.

Pensa infatti che la maggior parte delle valutazioni degli analisti di Wall Street sulle azioni di SVB erano positive (BUY) e Forbes aveva appena aggiunto la banca alla lista delle migliori del paese.

Ma andiamo con ordine.

SVB sceglie di far fruttare i depositi dei propri clienti (start-up) investendo la liquidità posseduta in obbligazioni statunitensi (titoli di stato e MBS), quindi in asset con un basso grado di rischio.

Gli interessi che la banca riesce a ottenere sono bassi, ma considerando che non paga interessi sui depositi, risulta a prima vista un'operazione profittevole e sicura.

A posteriori possiamo invece dire che non è stato così e ora capiremo il perché.

Andiamo avanti fino al 2022, quando la Fed alza, meeting dopo meeting, i tassi d’interesse fino all’attuale intervallo (4,5-4,75%).A cascata, con l’aumento dei tassi aumentano anche gli interessi dei conti deposito e quindi la liquidità che prima per SVB rappresentava un'entrata gratuita, così come per tutte le altre banche, ora ha un costo che si alza di pari passo con l’aumento dei tassi.

Ricordi l’inversione della curva dei rendimenti

Quest'ultima si verifica quando i tassi a breve scadenza sono più alti di quelli a lunga scadenza.

Ora ci troviamo proprio in quella situazione, dove il tasso a 6 mesi rende il 4,6%, mentre quello a 10 anni il 3,54%. 

Anche osservando altre scadenze, il rendimento a 2 anni rende quasi un punto percentuale in più rispetto a quello a 10 anni e per osservare qualcosa di simile dobbiamo tornare agli anni 80.Ma cosa c’entra con SVB?

Il modello di business delle banche è molto complesso ma per semplificare possiamo pensarlo così: le banche si indebitano prendendo soldi in prestito a breve termine e li prestano sulle lunghe scadenze. 

Questo è un modello di business redditizio finché prendere a prestito a breve e concedere nel lungo termine ha un premio, cosa che accade solitamente in situazioni di normalità.

Ma quando la curva si inverte il modello di business smette di girare e di generare profitti.

Questo è esattamente ciò che è successo a SVB. La banca si è ritrovata a ricevere i rendimenti delle obbligazioni comprate a un tasso fisso medio di circa 1,8% e a dover però pagare ai clienti che avevano depositato i propri soldi rendimenti oltre il 2%.

A questo si deve aggiungere che il rendimento e prezzo delle obbligazioni sono inversamente correlati. Quindi, con l’aumento dei tassi di interesse, anche il valore delle obbligazioni detenute in portafoglio crolla.

Nonostante questa sia una perdita non ancora realizzata, in quanto nel caso in cui le obbligazioni venissero portate a scadenza la somma verrà restituita totalmente, SVB si è trovata costretta a dover liquidare la propria posizione prima del previsto.

Inoltre, si sa, le start-up sono delle vere e proprie macchine brucia soldi, hanno cioè bisogno di molta liquidità per portare avanti i propri business che nella maggior parte dei casi, almeno nei primi anni, non sono però redditizi.

Quindi, dato il contesto macroeconomico poco roseo e le valutazioni di molte di queste start-up in calo, le aziende della Silicon Valley hanno così cominciato ad attingere dai depositi di SVB la liquidità depositata.

La banca ha quindi dovuto trovare nuovo cash necessario per i clienti che lo richiedevano e per fare ciò ha dovuto vendere le obbligazioni che deteneva in portafoglio, incorrendo però in perdite di circa 1.8 miliardi di dollari.

Il passo successivo è stato quello di tentare di racimolare denaro annunciando un aumento di capitale pari a $ 2,25 miliardi, per compensare le perdite dovute alla vendita di 21 miliardi di obbligazioni.

La notizia ha messo però nel panico i correntisti, che hanno ritirato $ 42 miliardi di fondi, un quarto dei depositi totali, creando una vera e propria corsa agli sportelli, che la banca non ha potuto fronteggiare.

Arriviamo perciò alla situazione degli ultimi giorni in cui la banca ha perso il 60% del suo valore in borsa ed è stata chiusa e commissariata dalla Federal Deposit Insurance Corporation (Fdic), dopo che le richieste di prelievo hanno superato la liquidità disponibile. Con circa $ 209 miliardi di attività, SVB è diventato il secondo più grande fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti, dopo il crollo del 2008 di Washington Mutual.

Quindi, ricapitolando:

  • Durante il 2020-2021, Silicon Valley Bank si è ritrovata i depositi gonfi di liquidità “gratuita” che ha investito in obbligazioni statunitense a un tasso medio del 1,8%
  • La Fed ha poi alzato i tassi, di conseguenza il valore delle obbligazioni detenute è fortemente crollato e i tassi sui depositi si sono anch'essi alzati
  • Con il contesto macroeconomico cupo molte startup hanno cominciato ad attingere dalle riserve di liquidità che detenevano presso SVB
  • SVB, per ottenere liquidità, non ha potuto fare altro che vendere le obbligazioni che deteneva, incorrendo però in perdite di circa 1.8 miliardi di dollari
  • Per compensare le perdite ha annunciato un aumento di capitale (non andato in porto) pari a 2,25 miliardi
  • La notizia ha messo nel panico i correntisti, che hanno ritirato in poche ore 42 miliardi di fondi, creando una vera e propria corsa agli sportelli

Cosa ci insegna il crack di Silicon Valley Bank?

Gestione del rischio.

Le obbligazioni hanno diversi rischi correlati tra cui il rischio di tasso d'interesse: se acquisti titoli del Tesoro e i rendimenti aumentano, stai potenzialmente perdendo soldi.

Per coprire questo rischio, solitamente la prassi è quella di stipulare un contratto swap sui tassi di interesse: in questo caso, si paga un rendimento fisso e si ricevono pagamenti variabili in cambio.Nel nostro caso, SVB (A) acquista titoli del Tesoro a 10 anni e stipula uno swap per coprire il rischio di tasso di interesse.

SVB (A) paga un tasso fisso a 10 anni (OIS) e riceve il tasso variabile overnight dei Fed Funds per i successivi 10 anni più uno spread (swap spread).

Ciò avrebbe consentito a SVB di coprire il rischio di tasso d'interesse e guadagnare un piccolo spread.

Il problema?

SVB non aveva attuato nessun tipo di copertura per il rischio del tasso di interesse. 

La domanda che in molti si stanno ora ponendo è: ci sarà un contagio sistemico come accaduto nel 2008?

A quanto pare no, ma in queste situazioni solo il tempo può darci la risposta esatta.

Secondo diversi analisti, difficilmente ci sarà un effetto domino paragonabile a quello che Lehman Brothers causò nel 2008. SVB è una banca molto più piccola e oggi l’intero sistema creditizio è molto più solido e capitalizzato di allora. 

I timori comunque restano, dato che diverse banche sono esposte al mercato dei titoli di Stato, come Signature Bank, che, sul copione di SVB, ha dichiarato fallimento o ancora First Republic che ha visto le sue azioni crollare del 60%.

Le conseguenze si sono viste anche nelle criptovalute, in particolare nella stablecoin USD Coin (USDC) che ha perso il suo ancoraggio al dollaro. Infatti Circle, la società che sta dietro la valuta digitale, ha rivelato che una parte delle riserve che garantiscono peg (ovvero l'ancoraggio) della valuta al dollaro si trovavano proprio nei forzieri della Silicon Valley Bank.

E ora?

La Fed è subito intervenuta per sostenere i depositanti che avranno accesso a tutti i loro fondi, mentre ci sono poche speranze per azionisti e obbligazionisti. Oltre a ciò, la Fed ha offerto ulteriori finanziamenti ad altre banche per limitare la diffusione del contagio nel settore.

La mossa della Federal Reserve è stata necessaria per placare il panico che si stava creando. Il settore bancario è un gioco di fiducia: qualora le persone e le imprese sentissero che i loro depositi non sono al sicuro, potrebbero iniziare a prelevare denaro creando una corsa agli sportelli catastrofica.

Un altro fattore da monitorare è se la Fed, visto lo scricchiolio del sistema bancario, sia ancora certa di continuare ad aumentare i tassi, così come previsto per la prossima settimana. 

Secondo Goldman Sachs la risposta è negativa.