Quali sono i paesi P.I.G.S e perché ora se ne torna a parlare

Jul 27, 2022
Con Pigs, acronimo inventato dalla stampa anglosassone ai tempi dell’ultima crisi finanziaria del 2007, si fa riferimento a una serie di paesi (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna) con un'evidente nota dispregiativa (pigs in inglese significa “maiali”).

Questi paesi sono caratterizzati da una bassa produttività, scarse prospettive di crescita, alto livello di disoccupazione e elevato debito sovrano.

Per anni il termine era entrato nel dimenticatoio. Ora, invece, la stampa e i giornali hanno iniziato nuovamente a citarlo.

Cenni storici

Prima di arrivare ai giorni d’oggi facciamo un salto a circa 10 anni fa e vediamo come tutto è iniziato.

La crisi finanziaria scoppiata nel 2008, con la bancarotta della Lehman Brothers, aveva dato i primi segnali di una forte crisi imminente anche in Europa.

Nonostante le nostre banche non avessero grandi quantitativi di titoli tossici, come le banche statunitensi, la crisi arrivò comunque anche in Europa.

La situazione esplose però solo alcuni anni dopo. Durante il triennio 2008-2011, il governo Berlusconi mise in atto una politica incentrata sulla riduzione delle tasse, tagli alla spesa pubblica e tentativi di incentivare i consumi attraverso bonus.

Il trend negativo era però ormai avviato e nel 2011 l’Italia, come altri paesi europei, divennero bersaglio delle agenzie di rating.

Lo spread Btp-Bund, ovvero il differenziale tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani (Btp) e i titoli di Stato tedeschi (Bund), raggiunse i 500 punti.
 
 
Lo Spread aumenta ogni volta che il rendimento del Btp sale rispetto a quello del Bund: ciò significa che l’economia di un paese, in questo caso l’Italia, è considerata più rischiosa e meno affidabile.

I titoli di stato tedeschi vengono presi come parametro di riferimento in quanto considerati risk free.

Un rendimento che aumenta è conseguenza di un aumentato rischio percepito da parte degli investitori.

Di conseguenza gli investitori impauriti smettono di investire nel paese, poiché considerano che lo Stato italiano non sia più in grado di saldare il proprio debito. Per evitare che ciò accada, lo Stato è costretto a emettere Btp con rendimenti più alti per rendere appetibili i propri titoli.

Tutto ciò si traduce in aumento del costo del debito per lo stato ma anche per i cittadini.

Il 16 novembre 2011 si insediò un esecutivo tecnico guidato da Mario Monti che, per abbassare lo Spread e far uscire l’Italia dalla crisi del debito sovrano, dovette introdurre una serie di politiche che portarono il paese in una spirale di austerità e recessione.

Da allora ad oggi cosa è successo

Da allora, la fiducia sui PIGS è aumentata, soprattutto grazie a anni di politiche monetarie ultra espansive adottate dalla BCE. I rendimenti negli ultimi 7/8 anni sono stati negativi o a ridosso dello 0%, mentre l’inflazione è sempre stata sotto il target del 2%.

Non va però dimenticato che i livelli di indebitamento pubblico di questi paesi ha continuato ad aumentare a fasi altalenanti.
 
Perché se ne parla di nuovo?

Con un’inflazione (+8,6%) quattro volte superiore all’obiettivo della BCE (teoricamente del 2%), la Banca Centrale Europea ha recentemente annunciato la fine del Quantitative Easing e un conseguente rialzo dei tassi di 50 punti base a luglio, il primo da 11 anni a questa parte.

La fine di un’epoca di tassi negativi ha fatto riaccendere le paure degli investitori sull’insolvenza dell’Italia e degli altri paesi più “deboli”.

Lo spread, complice anche la situazione di crisi politica in Italia, ha raggiunto valori che non toccava dal periodo covid.
 
 
I rendimenti dei titoli di stato italiani a 10 anni sono invece balzati al 4,2%, valore che non si registrava dal 2013.
 
 
Il problema che affligge l’Europa è quello della frammentazione, ovvero le economie dei diversi paesi che ne fanno parte rispondono in maniera diversa l’una dall’altra.

A differenza di altre economie, come quella statunitense, in Europa ogni stato possiede una propria politica fiscale, mentre la politica monetaria è decisa a livello centrale.

Come evitare una nuova crisi?

La BCE si trova ora con le spalle al muro. Da un lato l’inflazione galoppante deve essere rallentata con l’aumento dei tassi di interesse, dall’altra parte c'è il timore che un aumento eccessivo degli stessi tassi possa mettere in difficoltà i paesi più vulnerabili.

A Francoforte si sta mettendo a punto un nuovo strumento di acquisto dei titoli anti-frammentazione (Transmission Protection Instrument), che servirà a proteggere i paesi più a rischio contro l’allargamento ingiustificato degli spread.

Il TPI non sarà uno strumento di intervento continuo e giornaliero, ma verrà utilizzato solo quando e dove è necessario.

Oltre al TPI, la BCE potrà contare su altri due strumenti: l’Omt (Outright Monetary Transactions) e sui reinvestimenti con flessibilità dei titoli in scadenza del Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme), di cui l'Italia potrebbe essere uno dei paesi a beneficiarne maggiormente.
 
 
Vedremo se queste manovre basteranno per evitare una nuova crisi del debito.