“Le materie prime aumenteranno del 43% nel 2023”

Feb 08, 2023

Da aprile 2020 abbiamo cominciato ad osservare un rialzo delle materie prime che ci ha accompagnato fino a metà del 2022. 

Successivamente, come vediamo dal grafico, l'indice di riferimento, il DJP, ha cominciato a rintracciare, fino ad arrivare ai giorni d’oggi.

Quello che tutti avevano definito come un "superciclo delle materie prime" è quindi già finito o si tratta solo di un rallentamento?

Per rispondere dobbiamo considerare che nel 2022 le materie prime sono state l’asset class che ha performato meglio, così come anche nel 2021.

Con superciclo delle materie prime si intende un aumento sincronizzato dei prezzi della maggior parte delle materie prime per un periodo di tempo prolungato.

Un superciclo inizia generalmente con minori investimenti in nuova capacità produttiva in seguito ad anni di bassa redditività, a fronte di migliori opzioni di investimento altrove. La fase è tipicamente associata a un cambiamento nel modello di consumo delle materie prime.

Nel frattempo, nuove applicazioni o un maggiore utilizzo di prodotti esistenti aumentano la domanda per determinate materie prime.

Nel corso del tempo, la nuova applicazione raggiunge l'adozione di massa, portando a un picco della domanda. Allo stesso tempo l'offerta deve però ancora rispondere. Questo lungo tempo di risposta dal lato dell'offerta, dovuto a una moltitudine di fattori tra cui le politiche governative e i requisiti infrastrutturali, crea squilibri a breve termine nel mercato, portando ad un aumento dei prezzi. 

L’offerta successivamente recupera gradualmente il ritardo con la crescita della domanda e aumenta anche il ritorno sugli investimenti (ROI). 

Nel frattempo, i prezzi più alti spingono le industrie a cercare altre forme alternative o una più efficienza, con l’obiettivo di mantenere la redditività.

Verso la fine del ciclo, la domanda ristagna mentre la produzione continua ad aumentare a causa degli elevati investimenti precedentemente effettuati. 

La ripresa post pandemia, i problemi legati alle catene di approvvigionamento e la scarsità di capitali investiti hanno reso le commodity uno degli asset più interessanti degli ultimi anni.

Se a questo si aggiunge la deglobalizzazione, che potrebbe creare catene di approvvigionamento molto più corte e la decarbonizzazione, capiamo perché molti investitori negli ultimi anni si stiano spostando verso questa tipologia di investimento.

Tuttavia, nell’ultimo periodo, il timore che una recessione potesse colpire l’intero globo ha dettato molte incertezze riguardanti una possibile riduzione della domanda di molte materie prime e di conseguenza anche il prezzo ne ha risentito.

Come possiamo vedere dal grafico seguente, l’inversione della curva dei rendimenti (indicatore che anticipa una recessione) e il prezzo del petrolio, materia prima per eccellenza, sono andati a braccetto negli ultimi mesi.

È importante ricordare che i supercicli delle materie prime non si muovono mai in una linea retta; si tratta piuttosto di una sequenza di picchi di prezzo con ogni massimo e minimo che raggiungono valori superiori a quelli precedentemente toccati. 

Le commodity, a differenza del mercato azionario, svolgono una funzione economica di bilanciamento tra domanda e offerta. Per cui, una volta che il mercato torna in equilibrio, i prezzi di conseguenza, crollano, come abbiamo visto nel corso dell’ultimo anno.

Proprio per questo motivo, secondo Goldman Sachs, il superciclo non è ancora finito, in quanto i problemi di approvvigionamento a lungo termine richiedono anni per essere risolti.

In un recente report, rilasciato dalla banca d'investimento, viene sottolineato come il mercato delle materie prime sia prevedibile nel lungo periodo, ma imprevedibile nel breve.

“È difficile prevedere l'esatta tempistica di questi picchi di prezzo nel breve termine. Nel 2022, è stata l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia a far precipitare un mercato già estremamente rigido”, ha affermato la banca.

Inoltre, sempre secondo quanto riportato da GS, ci potremo aspettare una crescita dell’indice S&P GSCI TR del +43% nel corso del 2023.

Avranno ragione?