L’economia della Regina

Sep 14, 2022

London Bridge is down

Con questa frase giovedì 8 settembre il segretario privato della regina Elisabetta II ne ha comunicato la morte al primo ministro, al segretario di Gabinetto e al Consiglio privato della sovrana.

Il suo regno ha portato la Gran Bretagna dall'era del vapore all'era dello smartphone, concludendosi con la Brexit.

Vale la pena ricordare che, mentre oggi seguiamo tutti i cerimoniali in memoria della regina direttamente dalla tv, alla sua nascita, nel 1926, la televisione non era ancora stata inventata. 

La vita della regina Elisabetta II riempirà per sempre le pagine dei libri di storia, ma troverà anche posto nei libri di testo di economia?

Il suo obbligo costituzionale di rimanere neutrale sulle questioni politiche non ci ha mai permesso di scoprire apertamente cosa pensasse riguardo alla Brexit. Più in generale, non ha mai preso posizioni riguardo le scelte politiche ed economiche che venivano intraprese.

La regina, come capo della nazione deve rappresentare l’intero paese, non solo una parte di esso, e per fare ciò la strategia migliore è sempre stata quella dell’essere il più imparziale possibile.

 È per questo motivo che la Regina ha sempre parlato e agito su consiglio dei ministri. 

Tuttavia, la regina ha visto ben 14 primi ministri passare durante il suo regno e aveva appena nominato il 15’, pochi giorni prima della sua morte.

Da quando, nel lontano 1952, Elisabetta divenne regina a soli 25 anni, l’economia del Regno Unito ha dovuto affrontare shock petroliferi, guerre commerciali, turbolenze valutarie e crisi finanziarie.

D’altra parte, se allarghiamo l’orizzonte, osservando l'andamento nel corso della sua permanenza al trono, si nota un'economia in piena espansione.

Nonostante l’impatto economico diretto della regina in questa crescita sia secondario, il “brand” monarchia ha offerto grossi benefici al paese.

Uno studio del 2017 della società di consulenza Brand Finance ha stimato che la famiglia reale aggiunge £ 1,7 miliardi al prodotto interno lordo ogni anno, mentre il suo costo di gestione annuale è di £ 292 milioni, l’equivalente di £ 4,50 per contribuente.

Il turismo è certamente il settore che riesce a trarre più benefici dalla monarchia.

Gli eventi e gli edifici reali, ospitano molte attrazioni che attirano ogni anno un numero enorme di turisti.

I visitatori del Regno Unito che sono attratti dalla cultura e dal patrimonio britannico spendono circa £ 4,5 miliardi all'anno, su una spesa totale da parte dei visitatori stranieri di £ 17 miliardi.

Di questi, circa 550 milioni di sterline sono dovuti ad attrazioni ed eventi legati alla famiglia reale, passati e presenti.

Si stima che circa il 60% dei visitatori stranieri in Gran Bretagna ha intenzione di visitare luoghi associati alla famiglia reale.

I regnanti britannici partecipano a circa 3.200 impegni pubblici all'anno. Questi eventi e le loro numerose visite all'estero hanno, infatti, un impatto diretto sulla campagna "Buy British". 

Il beneficio stimato per l'economia del Regno Unito fornito dalla monarchia attraverso il commercio e le relazioni internazionali è di £ 150 milioni all'anno.

Il valore totale del "marchio" della monarchia britannica ha superato i 67 miliardi di sterline nel 2017.

La Gran Bretagna ha quindi abbastanza ragioni economiche per andare avanti con la sua monarchia. 

Ma la vera domanda da farsi è: riuscirà la forza del marchio reale a sopravvivere alla regina Elisabetta II?