Il vero problema dell’economia italiana

Feb 16, 2023

La popolazione italiana è diminuita di oltre 200.000 unità nel 2021, portando la riduzione delle persone nel paese a 1,3 milioni negli ultimi dieci anni.

I bassi tassi di fertilità e la riduzione delle migrazioni hanno posto l'Italia saldamente al primo posto mondiale tra i paesi più “antichi” tra tutti gli stati membri dell’UE. La popolazione è scesa a 59 milioni di persone nel 2021, la più bassa dal 2007, secondo i dati dell'Istat.

Il calo annuo di -206.080 persone equivale alla scomparsa della popolazione di una città come Venezia, e rappresenta il continuum di un declino iniziato nel 2013.

Il problema demografico rappresenta una grande sfida per le prospettive economiche e fiscali dell'Italia. Il nostro paese segue solo il Giappone nell'avere il maggior numero di persone di età pari o superiore a 65 anni. 

Quindi, oltre a diminuire siamo anche sempre più “vecchi”.

L’età media si è innalzata di tre anni rispetto al 2011 (da 43 a 46 anni). La Campania continua a essere la regione più giovane (età media di 43,6 anni) mentre la Liguria si conferma quella più anziana (49,4 anni). 

Interessante osservare come nel 2021 per ogni bambino si contano 5,4 anziani, mentre nel 1951 c’era meno di un anziano per ogni bambino.

L'Istat ha attribuito il calo della popolazione del 2021 a un aumento dei decessi superiore dell'8,6% rispetto alla media del 2015-2019.

Nello stesso anno, l'Italia ha inoltre registrato 400.000 nascite, che secondo l'Istat è stato un minimo storico.

La denatalità è proseguita anche nel 2022. Secondo i dati provvisori di gennaio-settembre le nascite sono circa 6 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2021. Il numero medio di figli per donna, per il complesso delle residenti, risale lievemente a 1,25 rispetto al 2020 (1,24). Negli anni 2008-2010 era a 1,44.

Il problema di una popolazione che non cresce e anzi si riduce ad un ritmo molto elevato?

La crescita economica.

La crescita è infatti fortemente influenzata da quante persone contribuiscono attivamente a generare produzione economica e da quanto sono produttivi la forza lavoro e l'uso del capitale.

Come possiamo vedere dal grafico seguente, che rappresenta il dependency ratio, nel 2021 il 56,8% della popolazione in Italia non era in età lavorativa.

L'indice di dipendenza è un rapporto età-popolazione che indica la parte di popolazione non presente nella forza lavoro (la parte dipendente) in relazione alla forza lavoro (la parte produttiva).

Di conseguenza, le economie avanzate, e nel nostro caso l'Italia, dovrebbero crescere nei prossimi anni ad un ritmo dell’ 1,0-1,25% (PIL reale).

Come puoi ben intuire, una forte riduzione della crescita è un grosso problema per tutte le società capitaliste.

Ad ora, la soluzione che è stata attuata è quella di produrre debito.

Negli ultimi 30 anni, tutte le principali economie hanno fatto un ampio uso del credito nel tentativo di stimolare ciclicamente la crescita economica ben al di sopra della sua scarsa tendenza strutturale. Europa, Giappone, Stati Uniti, Regno Unito e persino Cina hanno visto il loro rapporto tra debito totale e PIL aumentare fortemente in pochi decenni.

Questo rappresenta un grosso problema in generale, ma ancora di più nella situazione attuale di rialzo dei tassi e quindi del costo del debito per stati, famiglie e imprese.

La Bce ha più volte dichiarato che per combattere l’inflazione l’obiettivo è quello di portare i tassi al di sopra dell’inflazione core, che attualmente viene stimata dalla stessa Banca Centrale Europea al 4,2%. Questo vorrebbe dire ancora molta strada da fare, visto che i tassi sui depositi sono al 2,5%. A questo si deve aggiungere anche il Quantitative Tightening, con cui la Bce inizierà a ridurre la quantità dei titoli in portafoglio. 

Di conseguenza dovrà essere il settore privato a farsi carico di assorbire la quantità di obbligazioni che la Bce smetterà di comprare.

Lo stesso Financial Times ha recentemente definito l'Italia come il paese dell'eurozona più suscettibile a una crisi del debito a causa dell’alto livello di indebitamento a poco più del 145% del prodotto interno lordo.

La Bce ha tuttavia ancora un’arma nel suo arsenale, il "Transmission Protection Instrument" (TPI), che fondamentalmente dà la possibilità di accumulare e acquistare titoli di stato qualora gli spread dovessero "esplodere". Ad oggi non è però ancora mai stato testato.

Questo potrebbe essere un fattore da monitorare nel 2023 e per fare ciò un buon punto di partenza è tenere sott'occhio lo spread Btp-Bund.