È finita l'epoca dei videogiochi?

Aug 24, 2022

L'industria dei videogiochi ha visto ‎‎un'enorme crescita‎‎ durante la pandemia, con ‎‎il lancio‎‎ di ‎‎nuovi sistemi di gioco‎‎ e un pubblico desideroso di sfuggire alla noia di essere intrappolato in casa.‎

Ora che le riaperture sono complete e l’inflazione continua a correre sembra però che i consumatori si stiano sempre di più allontanando da questo mondo.

A dare questa notizia sono le diverse trimestrali rilasciate dai principali produttori di videogiochi.

Stime di Ampere Analysis prevedono che il mercato globale dei contenuti e dei servizi di gioco vedrà un calo dell'1,2% quest'anno, attestandosi a $ 188 miliardi. 

Si tratta comunque di un lieve declino che segue diversi anni di forte crescita. Il mercato oggi è infatti quasi raddoppiato rispetto al 2015, passando da $ 95 miliardi a $ 191 miliardi dell'anno scorso.

‎L'impennata nell'industria dei videogiochi ha creato una base di utenti più ampia, il che la rende però anche maggiormente suscettibile ai cambiamenti di mercato (rispetto a quando era composta da un pubblico ristretto ma più fedele, disponibile a spendere anche in periodi di contrazione economica).‎

Nel secondo trimestre di quest'anno, infatti, i big del mondo dei videogiochi hanno visto le loro vendite scivolare. 

Microsoft, Sony e Nintendo hanno pubblicato risultati deludenti nell’area di business legata al gioco.

Secondo la società di ricerche di mercato NPD, gli americani hanno speso 12,4 miliardi di dollari in videogames nel secondo trimestre, un crollo del 13% su base annua.‎

Sony, che ha registrato un calo del 2% delle vendite annue nell'unità legata ai videogames, ha dichiarato che il tempo di gioco totale tra i giocatori PlayStation è diminuito del 15%.

Non se la passa meglio Microsoft, i cui ricavi complessivi dei giochi sono crollati del 7% su base annua, mentre le vendite delle console Xbox sono diminuite dell'11%.

Activision Blizzard, produttore di videogiochi acquisito da Microsoft, ha registrato un calo del 70% nell'utile netto e del 29% nei ricavi.‎

Bisogna anche ricordare, come riportato da Nintendo, che sui risultati negativi stanno ancora incidendo le carenze di semiconduttori.

La società detentrice del franchise di Super Mario ha visto un calo del 15% dell'utile operativo nel periodo aprile-giugno. Nel corso del trimestre sono state vendute solo 3,43 milioni di unità della sua console portatile Switch, con una perdita del 23% su base annua.

Cosa aspettarsi dai prossimi mesi?

Sicuramente una contrazione economica, abbinata ai prezzi ancora elevati, potrebbe continuare a spingere la domanda di beni discrezionali al ribasso (tra cui i videogiochi).

Parallelamente le vendite di chip stanno calando, sintomo di una forte riduzione della domanda da parte dei consumatori, che si stanno spostando su altri acquisti.

Altri segnali in questa direzione arrivano dalla Corea del Sud, il più grande produttore mondiale di chip di memoria. La crescita delle esportazioni di chip è rallentata per il quarto mese consecutivo, scendendo dal 10,7% di giugno al 2,1% di luglio.

Alcune aziende produttrici di videogames si stanno perciò spostando verso prodotti in abbonamento, per contrastare l'effetto del calo delle vendite di giochi.‎

Secondo Microsoft, la crescita del piano di abbonamento Xbox Game Pass dell'azienda ha infatti in parte contribuito ad attutire il colpo della diminuzione di domanda.

Sony ha da poco rinnovato il suo servizio di abbonamento PS Plus e spera che la mossa possa aiutare a combattere il recente calo delle vendite.

La flessione nel mercato dei giochi non dovrebbe essere però definitiva, e pare si prospetti qualche spiraglio di positività. 

Ampere prevede infatti che il mercato globale salirà a 195 miliardi di dollari già nel 2023.‎