De-dollarizzazione: cos’è e perché ora ne sentiamo parlare?

Apr 26, 2023

Il dollaro USA domina il commercio globaleSenza il biglietto verde è praticamente impossibile scambiare merci, dato che rappresenta circa l'88% di tutte le transazioni internazionali.

Tuttavia, molte nazioni sono alla ricerca di alternative alla valuta americana per ridurre la loro dipendenza dagli Stati Uniti (de-dollarizzazione).

Viene da chiedersi: siamo di fronte alla fine del sistema incentrato sul dollaro o si tratta di un processo ancora molto complicato da raggiungere?

Come al solito, per capire come siamo arrivati fino a qui dobbiamo partire da lontano.

Dopo la fine della prima guerra mondiale gli Stati Uniti sono diventati la principale potenza finanziaria al mondo. Il paese entrò in guerra solo nel 1917 e ne uscì molto più forte delle sue controparti europee.

Di conseguenza, il dollaro ha iniziato a sostituire la sterlina come valuta di riserva internazionale.

Il biglietto verde ha poi acquisito un ruolo ancor più importante nel 1944, con l’Accordo di Bretton Woods, ovvero un insieme di regole economiche internazionali stipulate tra i principali paesi industrializzati del mondo occidentale.

In particolare da quel momento si è deciso che tutte le valute dovessero essere convertibili in dollari e che le banche centrali dovessero mantenere un cambio stabile con il dollaro.

Con Bretton Woods prende inizio il cosiddetto gold exchange standard, un sistema basato su rapporti di cambio fissi tra le valute, tutte agganciate al dollaro, il quale a sua volta era agganciato all'oro.

Nasce così un sistema dollaro-centrico, per cui i commerci internazionali avvenivano soprattutto in dollari. 

Cosa è successo poi?

Alla fine del 1960 c’era una grande offerta di dollari in tutto il mondo e ciò stava rendendo sempre più difficile sostenere il cambio con l'oro. In più, per finanziare la guerra del Vietnam, gli Stati Uniti ebbero bisogno di una grande quantità di denaro e cominciarono a emettere moneta indebitandosi.

Come puoi ben capire la conversione dollaro-oro non era più sostenibile e nel 1971 il presidente Nixon mise fine agli accordi di Bretton Woods, svalutando il dollaro e dando inizio alla fluttuazione dei cambi che conosciamo ancora oggi.

Nasce così la valuta Fiat, il cui valore è legato in larga parte alla fiducia nei confronti dell’autorità che la emette, di norma uno Stato o una banca centrale.

Il dollaro da allora è comunque rimasto la valuta di riferimento nel mondo e continua ad essere un bene rifugio, data la forza dell’economia statunitense.

In contesti di instabilità economica gli investitori scelgono infatti proprio il biglietto verde per parcheggiare la loro liquidità a breve termine.

E ora?

Le sanzioni imposte alla Russia dagli Stati Uniti e dai suoi alleati hanno dimostrato l'immenso potere che si può ottenere controllando il sistema monetario globale.

Sempre più nazioni stanno quindi cercando di smarcarsi dal dominio finanziario del dollaro americano.

Il presidente cinese Xi Jinping sta facendo pressioni sui paesi del golfo Persico, come l’Arabia Saudita, perché accettino lo yuan per vendere il loro petrolio.

Inoltre, a marzo il Brasile ha dichiarato che non userà più il dollaro negli scambi commerciali con la Cina, oltre ad aver annunciato una moneta comune con l’Argentina, da utilizzare nel commercio bilaterale.

Cosa potrebbe andare storto?

C’è solo un “piccolo” problema che ammonta a $ 12 trilioni.

I paesi che si trovano al di fuori degli Stati Uniti hanno infatti accumulato $ 12 trilioni di debito denominato in USD. Di conseguenza, per ridurre la dipendenza dalla valuta statunitense è necessario diminuire l’entità di questo debito.

In altre parole, però, questo vuol dire che se volessero estinguere il loro debito in dollari servirebbero? 

Altri dollari!

Se i paesi smettessero infatti da un giorno all’altro di negoziare con la valuta statunitnese si troverebbero senza afflussi di dollari e di conseguenza in grosse difficoltà a rimborsare e rifinanziare il loro debito in USD.

Va anche considerato, come possiamo vedere dal grafico seguente, che il dollaro rappresenta il 59% delle riserve valutarie globali.

Il principale cambiamento che si è verificato dal 1990 ad oggi è che l'euro è diventato la seconda valuta di riserva preferita al mondo.

Tuttavia, la quota del dollaro nelle transazioni globali continua a essere esorbitante. Secondo la Banca dei regolamenti internazionali, dal 1989 ad oggi il biglietto verde ha sempre rappresentato tra l'80% e il 90% di tutte le transazioni.

Quindi, quale sarebbe attualmente l'alternativa al dollaro?

In molti potrebbero pensare all’Euro… 

L'Europa ha però un’unione monetaria e non fiscale. Inoltre, l’unico paese europeo che potrebbe considerarsi “risk free”, al pari degli Stati Uniti, sarebbe la Germania.

Lo Yen giapponese? La Bank Of Japan detiene oltre il 50% dei titoli di stato in circolazione. Si tratterebbe quindi di un mercato troppo illiquido. 

Che dire delle monete di Cina, Brasile e Russia? Qua le questioni sono diverse: passiamo da un paese che applica rigidi controlli alla circolazione dei capitali, restringe la convertibilità dello yuan e permette solo a chi risiede nel paese di spostare denaro all’estero (Cina), a uno in cui la corruzione e l’inflazione a due cifre sono all’ordine del giorno (Brasile). 

Inoltre, i dati raccolti dal sistema Swift mostrano che la quota di scambi globali coperta dal yuan cinese, seppur in aumento, è ancora molto contenuta, pari al 4,5 %.

Una valuta nuova? Le nazioni del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), che rappresentano oltre il 40% della popolazione e quasi un quarto del PIL globale, sembra che stiano lavorando per sviluppare una "nuova moneta". Se così fosse, non sarà tuttavia facile renderla, da un giorno all'altro, la valuta di riferimento nel mondo.

In conclusione, ci sono buone ragioni per cui una buona parte del mondo potrebbe voler abbandonare il dollaro. Ma questo non significa che la de-dollarizzazione sia imminente e di facile realizzazione.

Ad oggi, infatti, non esiste un'alternativa valida che possa avere le stesse caratteristiche del biglietto verde e, di conseguenza, che possa diventare una valuta globale. Per far sì che ciò avvenga, le banche centrali dovrebbero trovare una moneta alternativa sicura e liquida in cui parcheggiare le loro riserve.

Ciò non significa che lo status di valuta globale del dollaro continuerà in eterno. Sarebbe un grosso errore fare questa “scommessa” e posizionarsi di conseguenza. Proprio per questo, sentiremo parlare ancora a lungo di de-dollarizzazione, ma si tratta di un processo ben più lungo di quanto si voglia far credere.